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I collezionisti


Rivolgo alcuni suggerimenti agli appassionati di armagnac che manifestassero incipienti sintomi di malattia.

Il primo sembra il più naturale e nel contempo il più folle: trasferitevi in Guascogna, altrimenti non ne verrete mai a capo; vi trovereste nelle stesse tribolazioni di un guascone che intende collezionare barbera.

Il secondo è gestire la malattia in modo consapevole: conviene disperare della guarigione e rassegnarsi; suggerisco di iniziare da giovani perché, trattandosi di patologia cronica, è possibile imparare a conviverci.

Il terzo è non confidare su un cospicuo patrimonio famigliare perché il maniaco fa prestissimo a dilapidarlo.

Il quarto, se siete abili venditori della “santa causa”, è coinvolgere il coniuge; può esservi di aiuto quando, per la trentaquattresima volta in trentaquattro anni, proporrete di passare bucoliche vacanze in Guascogna.

Il quinto è non illudersi di speculare sulla collezione: in tutto il mondo siamo quattro gatti dediti alla raccolta di armagnac e tutti ormai disperatamente poveri a causa della stessa.

Il sesto è che bisogna avere il posto giusto per tenere le bottiglie.

Se, nonostante tutto ciò, volete diventare collezionisti, abbiate il senso del limite fin dall’inizio e vi fornisco un dato su cui riflettere: in questa piccola ricerca ho verificato l’esistenza di più di 2000 marchi d’armagnac.

Per molti di questi, indicativamente una cinquantina di produttori/negozianti, il listino dei millesimi va dal 1800 ai giorni nostri; pur limitandovi a questi, avreste già superato le 5.000 bottiglie.

Restano ancora circa 1900 candidati all’acquisto e una media di una decina di annate per ognuno è del tutto realistica; siete arrivati quasi alla perfezione, ma dovete già stivare 24.000 bottiglie in un ambiente adatto.

Restano da conteggiare Tre Stelle, VSOP, Hors D’Age, XO, Napoléon, Réserve, Sélection, Collection ecc.

Queste formulazioni sono un numero sterminato e non sono in grado di calcolarle con accettabile precisione. Comprendo di dover fornire comunque un’indicazione: tre formulazioni per produttore, circa 6.000 bottiglie.

Non possiamo comunque scordare le edizioni speciali e quelle commemorative: 2000 è un numero ragionevole e il vero collezionista non può rinunciare a queste assolute rarità.

L’armagnac viene anche proposto con invecchiamenti che variano dai 5 ai 100 anni; senza esagerare si possono contare 6.000 versioni.

Se consideriamo le diverse etichette, ricordo che spesso cambiano e che sovente sono rinnovate a ogni passaggio di generazione; è ragionevole moltiplicare  il tutto per tre o per quattro.

Inoltre si deve anche considerare l’attribuzione di qualche millesimo (con marchio diverso!) a un negoziante.

Se avete perso il conto, vi aggiorno sul totale: circa 150.000 bottiglie.

Se possedete una villa, scordatevi di fare i garage sotto casa; se acquistate un appartamento in un condominio, parlatene col costruttore per farvi riservare tutto il locale cantine.

Limitarsi a una bottiglia per marchio è già indice di grande saggezza; avere un campione di tutto ciò che è stato prodotto, rappresenta un punto di arrivo che gratifica assai.

Oppure ci s’indirizza su un settore ben preciso, ad esempio il bas-armagnac, o ci si dedica a un’area geografica ristretta (il circondario di paesi limitrofi e omogenei per le caratteristiche del terreno), a un’annata particolarmente rappresentativa, a tutti gli Hors d’Age in circolazione, a raccogliere tutte le bottiglie che provengono da luoghi diversi ma che condividono lo stesso vitigno, a possedere tutta la produzione esclusivamente di chi detiene e usa soltanto un alambicco rigorosamente pluricentenario.

In ultimo il classico del collezionismo affettivo: l’anno di nascita dei figli, dei genitori, dei nonni; meglio cominciare dal primo, se non altro per il costo delle bottiglie. Insomma, le varianti non mancano; l’importante è non fare come me: l’amore è il peggior consigliere del collezionista.

Al collezionista ricordo anche che una bottiglia completa della scatola originale è sempre apprezzata e qui subentra il problema di stivare i contenitori (in legno o di cartone) in un posto diverso dalla cantina.

Ne consegue che a un single, spesso dimorante in un bilocale, suggerisco di collezionare etichette.

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